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Secondo i dati ripresi da alcune testate, la birra Ichnusa avrebbe valori eccessivamente elevati di fluoruri, (sali di fluoro) molto oltre il valore soglia previsto dalle norme. Il birrificio smentisce. Le indagini faranno chiarezza, ma intanto possiamo fare alcune riflessioni per capire se davvero c'è pericolo per la salute.
Concentrazioni troppo elevate di sali di fluoro (floruri) nella Birra Ichnusa prodotta e imbottigliata nello stabilimento sardo di Macchiareddu, a pochi chilometri da Cagliari. Questa notizia, che sta facendo il giro del web, è partita da un'inchiesta (della quale ha dato conto anche il periodico indipendente Indip) contenuta nel documentario "Chemical Bros" sull'inquinamento delle falde acquifere di quella zona.
Proprio la zona di Macchiareddu, nella Sardegna meridionale, infatti, è stata scenario di un importante (e lungo) procedimento giudiziario volto a verificare la presenza di inquinanti nelle falde, dopo che per anni la vegetazione e la fauna locale sarebbero state danneggiate dagli scarti industriali della lavorazione della fluorite.
Secondo l'inchiesta giornalistica, dallo stabilimento vicino a Cagliari uscirebbero lattine e bottiglie contenenti livelli di fluoruri oltre la soglia prevista dalla legge. Alcune lattine di diversi lotti sono infatti state fatte analizzare da laboratori diversi alla ricerca appunto di fluoruri, sali di fluoro normalmente presenti anche nell'acqua potabile, ma la cui concentrazione per legge non deve superare una soglia di sicurezza: 1,5 mg/litro. I dati raccolti dall'inchiesta invece indicherebbero che in alcuni casi sono risultati livelli di fluoruro nella birra anche di 16,1 e 27,7 mg/litro.
La reazione dell'azienda non si è fatta attendere. Dal produttore, che fa parte del gruppo olandese Heineken, fanno sapere che vengono effettuate regolarmente analisi presso laboratori certificati, che dimostrano che le birre prodotte a Macchiareddu sono sicure e in regola, e che nel corso degli ultimi cinque anni, il birrificio Ichnusa ha effettuato regolarmente oltre 50 analisi delle acque utilizzate per la produzione della birra, esaminando tutti i parametri, inclusi i fluoruri. Le tracce di fluoruri rilevate sono sempre state minime: in media 8 volte inferiori ai limiti di sicurezza per le acque identificati dalla normativa di riferimento e 5 volte inferiori ai valori medi di fluoro nelle acque italiane stimati dall’Istituto Superiore di Sanità.
I consumatori a questo punto si chiedono se ci sia davvero da temere quando si acquista l'Ichnusa prodotta a Macchiareddu. Ci si chiede come mai i valori rilevati dall'inchiesta e quelli delle analisi del birrificio siano così diversi e che valore abbiano le analisi fatte durante l'inchiesta. Ma soprattutto da dove arrivino i fluoruri e se la loro concentrazione sopra la norma in una bevanda come la birra sia davvero pericolosa per la salute.
Come abbiamo visto i fluoruri altro non sono che sali di fluoro. Il fluoro è un minerale importante per il nostro organismo e la maggior parte del fluoro si trova nelle ossa e nei denti, necessario per la formazione e la salute di questi organi, ad esempio riducendo il rischio di carie. Il fluoro viene principalmente assunto con la dieta, soprattutto bevendo acqua potabile, ma viene anche assunto attraverso l’utilizzo di dentifrici fluorati e di integratori alimentari. La concentrazione minima di fluoro nell’acqua da bere necessaria per esercitare un effetto protettivo sulla salute dei denti è stimata a circa 0,5 mg/litro; tale effetto aumenta con la concentrazione di fluoro fino alla concentrazione di 2 mg/litro.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha identificato come valore limite del fluoro per le acque destinate al consumo umano la concentrazione di 1,5 mg/litro, ritenendo che concentrazioni di fluoro superiori a questo valore comportino un incremento del rischio di fluorosi dentale. Il fluoro infatti si accumula nei denti, particolarmente in quelli permanenti. In caso di fluorosi, sulla superficie dello smalto dentale compaiono macchie irregolari bianche, simili a gesso, che diventano gialle o marroni dando allo smalto un aspetto a chiazze. I denti possono anche corrodersi in più punti. Ma sembra che questi difetti alterino soltanto l’aspetto dei denti e che, anzi, li rendano più resistenti alle carie.
Difficile invece che un consumo eccessivo di fluoro possa causare un danno alle ossa: solo il consumo di dosi eccessive di fluoro per lunghi periodi di tempo può dare problemi, cioè rendere l’osso fragile e prono alle fratture, causare una crescita ossea anomala (speroni) a livello della colonna vertebrale o causare la degenerazione dei legamenti per accumulo di calcio (calcificazione). Problemi per le ossa (come fratture) tendono ad aumentare con il consumo quotidiano di acqua potabile contenente fluoro a concentrazioni elevate, superiori a 4 mg/litro, mentre a concentrazioni superiori a 10 mg/litro aumenta il rischio di fluorosi scheletrica.
La fonte dei fluoruri in un prodotto come la birra non può essere che l’acqua. Packaging e altri ingredienti non comportano una contaminazione da fluoruri. Il limite da considerare come valido è quindi quello delle acque, perché se un’acqua supera il limite non è considerata idonea non solo per il consumo come tale ma anche per la produzione di bevande.
I valori riferiti dalla stampa riguardo al tenore di fluoruri riscontrati in diversi campioni di birra Ichnusa sono molto eterogenei (4,8 – 3,5 – 27,7 – 0,45 – 16,1 mg/litro), in un caso discordanti anche sullo stesso lotto. Questi risultati, se corretti, appaiono molto strani per campioni di birra apparentemente prodotti dallo stesso stabilimento: è quindi necessario sincerarsi che il metodo utilizzato sia adatto alla misurazione dei fluoruri nella birra, al fine di non sovrastimarne il tenore. In letteratura, i dati a disposizione sul tenore di fluoro delle birre disponibili in più paesi mostra come la concentrazione di fluoruri sia di norma molto al di sotto dei limiti di legge.
Nello stabilimento di Assemini, dove viene prodotta la birra Ichnusa, il direttore dichiara che l’acqua di produzione viene rigorosamente controllata, come è ovvio che si faccia in qualunque stabilimento di produzioni alimentari, e che la stessa acqua viene anche trattata con un impianto ad osmosi inversa, per rimuovere eventuali impurità presenti. I sistemi di trattamento dell’acqua a osmosi inversa sono molto efficienti nel rimuovere ogni composto disciolto nell’acqua, quindi è improbabile che un impianto industriale a osmosi inversa lasci nell’acqua concentrazioni significative di fluoruri.
A questo punto saranno i tecnici dell’Azienda Sanitaria locale (che vigila sulla salubrità delle acque per il consumo) e i Carabinieri con il Nucleo Anti Sofisticazioni (che operano i controlli sui prodotti alimentari non conformi) a fare le opportune verifiche.
Un limite tollerabile di esposizione a fluoruri basato sul rischio di causare una lieve fluorosi dentale (limite quindi certamente precauzionale) è stato proposto dall'Autorità Europea di Sicurezza Alimentare (EFSA, 2005): tale valore limite è pari a 1,5 mg/giorno per bambini di 1-3 anni di età; 2,5 mg /giorno per i bambini di età compresa tra 4-8 anni, 5 mg /giorno per i bambini di età compresa tra 9-14 anni di età , e 7 mg/giorno per soggetti di età superiore ai 15 anni. È chiaro che questi livelli sono raggiungibili solo bevendo alcuni litri di acqua eccessivamente ricca di fluoruri (l’acqua potabile, come visto, ha spesso un tenore molto al di sotto del limite di legge). Sono quindi i bambini a rischiare di più da un eccessivo consumo di fluoro, ma chiaramente i bimbi sono invitati ad astenersi dal bere una Ichnusa o una birra in generale.
In base ai dati che abbiamo, possiamo invitare i cittadini sardi a non avere alcun timore riguardo alla contaminazione di fluoro dell’acqua di acquedotto di Cagliari e dintorni. Come abbiamo visto, nell’acqua potabile, i fluoruri devono rispettare un limite di 1,5 mg/litro; questa soglia è stata posta per tutelare le categorie più sensibili (i bambini appunto) da un’eccessiva assunzione di fluoro. Le nostre analisi su acqua di acquedotto di Cagliari - prelevata a Gennaio 2021, in occasione della nostra inchiesta sulle fontanelle - ha rilevato l’assenza di fluoruri per quel campione. Tra i campioni di acqua di casa analizzati dai soci e fan di Altroconsumo, solo uno in provincia di Cagliari ha ricercato anche i fluoruri, che sono risultati assenti in quel campione di acqua.
D’altra parte, anche le analisi pubblicate da Abbanoa (gestore dei ciclo idrico in quasi tutta la Sardegna) relativamente alla zona di Cagliari, registrano concentrazioni di fluoruri nelle acque distribuite dell’acquedotto ben inferiori al limite di legge e addirittura mai superiori a 0,48 mg/l in tutti i campioni raccolti a Cagliari e dintorni.
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