Tecnico italiano

2023-02-05 17:43:20 By : Ms. Jenny Guo

Si fa presto a dire che il nuovo HomePod è uguale a quello vecchio. In realtà quello di seconda generazione un po’ più basso e più leggero del modello precedente. Poi il grigio diventa blu midnight (ossia quasi nero) e la parte superiore è leggermente più ampia. 

Per quasi tutti gli italiani, inclusi i grandi appassionati di cose Apple, però le differenze sono irrilevanti, anche perché da noi la prima generazione dello smart speaker della Mela non è mai arrivata. Presentato nel febbraio del 2018, ha venduto nei primi sei mesi 3 milioni di esemplari: poco. E nemmeno il calo di prezzo, da 349 a 299 dollari, è bastato a migliorarne le performance commerciali. Così, in sordina com’è arrivato, l’HomePod è scomparso dal catalogo Apple nel marzo 2021. Nel frattempo è uscito il modello minore, l’HomePod mini, che per quasi due anni è rimasto l’unico altoparlante smart di Cupertino.

Ora Apple ci riprova, in un mercato che è sempre dominato da Amazon e Google, ma che qualche spunto di novità lo presenta: soprattutto l’introduzione di Matter, uno standard che promette di di superare le differenze fra le varie piattaforme e potrebbe essere il punto di partenza per una domotica finalmente senza steccati. I dispositivi Matter, infatti, funzionano con Google Assistant, Alexa, Siri e possono interagire con Smart Things di Samsung e altri standard che finora erano chiusi e non compatibili tra loro. Il vantaggio più evidente è che se si cambia piattaforma non c’è bisogno di ricomprare prese smart, lampadine e altri apparecchi connessi. 

Se l’HomePod mini è piccolo e discreto, quello standard un po’ di spazio lo richiede: è alto infatti 168 mm, largo 142 mm e pesa 2.3 kg. Il suo posto è su uno scaffale o su una madia; sta bene anche su una scrivania ma meglio che sia grande. 

In ogni caso, grazie ai microfoni incorporati, lo smart speaker di Apple sarà in grado di determinare dove si trova e correggere la risposta in frequenza adattandola all’ambiente. A differenza di altri prodotti simili, non ci sono calibrazioni da effettuare, né app da avviare: il processo avviene in tempo reale e senza alcun intervento da parte dell’utente. 

Il tessuto che ricopre l’HomePod ha un aspetto molto hi tech da un lato, ma dall’altro rimanda a mille altri oggetti domestici, dalle spugne ai filtri per l’aria. Il risultato è un apparecchio che non è fuori posto in nessun tipo di arredamento. Il pannello è sensibile al tocco e si illumina quando Siri è in ascolto o risponde ai comandi; costituisce l’unica interfaccia visiva del dispositivo, e si può usare per avviare Siri, riprodurre o mettere in pausa la musica, o regolare il volume. I Led multicolori si illuminano e si muovono quando l’assistente vocale sta ascoltando o rispondendo, diventano bianchi se la musica è in riproduzione o verdi se si usa HomePod come vivavoce per le chiamate.

La configurazione è semplicissima, basta avvicinare l’iPhone o l’iPad e si viene guidati attraverso diverse schermate; un paio di minuti e la musica riempie la stanza. L’HomePod compare automaticamente tra gli altoparlanti AirPlay e si comanda tramite l’app Casa, dove è possibile impostare le varie funzioni, dalla sveglia all’interfono. Non c’è un equalizzatore, ma consigliamo di controllare l’opzione “Riduci bassi”: per un ascolto serio di musica meglio attivarla, specie se si possiede una coppia stereo, per la tv invece si può lasciarla inattiva. 

All’interno dell’HomePod c’è sempre un woofer da 10 cm a lunga escursione, ma i tweeter passano da 7 della prima generazione a 5 per la seconda, mentre i microfoni scendono da 6 a 4. E poi c’è il software, ossia l'elaborazione digitale del segnale. Il chip S7, lo stesso del penultimo Apple Watch, analizza la musica in riproduzione e regola l'uscita dell'altoparlante per la migliore qualità; per questo si parla di audio computazionale: l’integrazione tra hardware, software e algoritmi, un po’ come avviene nel campo delle immagini con la fotografia computazionale. Niente che sia stato inventato da Apple, sia chiaro, e infatti in commercio esistono già parecchi esempi. Come i Neumann KH80 DSP: piccoli monitor da studio dal suono sorprendente grazie agli amplificatori integrati e al filtro digitale. O, nell’hi-fi di alto livello, lo speaker Mu-So di Naim, le Kef LS50 II, le S500 di Burchardt, e altri modelli, sempre più numerosi, che mostrano come oggi il suono digitale abbia raggiunto un livello di elaborazione tale da non far rimpiangere l’analogico. Anzi: la qualità ottenibile è di solito maggiore, specie nelle fasce di prezzo più abbordabili, come mostrano gli smart speaker più popolari, da Sonos ad Amazon, da Bluesound a Bose. 

L’audio computazionale offre una flessibilità che l’analogico non può dare, e permette di compensare i limiti della fisica, compensando la risposta in frequenza di woofer piccoli, addolcendo note alte stridenti, ricostruendo una spazialità del suono perduta con la compressione dei file. In più, Apple fa tesoro dell’esperienza dei sistemi audio integrati nei portatili per riuscire a ottenere una buona ricostruzione spaziale del suono anche partendo da trasduttori di dimensioni contenute. Così basta un solo HomePod per avere una buona ricostruzione spaziale della scena sonora: certo, non è realistica, non c’è una vera distribuzione tra canale destro e sinistro, ma non è nemmeno la riproduzione piatta e un po’ noiosa di uno speaker che è solo la metà di un sistema stereo. 

Buona parte della nostra prova, tuttavia, è stata condotta utilizzando due HomePod in configurazione stereo, e qui le soddisfazioni sono parecchie. Intanto il volume ottenibile è decisamente alto, e sufficiente per una stanza di medie dimensioni. La prima cosa che si nota è che anche al massimo del volume non c’è traccia di distorsione o compressione: il suono rimane chiaro e limpido, i bassi si sentono tutti (anche fisicamente) ma sono precisi e mai slabbrati.  

Si nota bene, ad esempio, nel nuovo singolo di Peter Gabriel, Panoticom, che anticipa l’album I/O: una versione, Bright Side Mix, è più focalizzata sulla voce, ma il Dark Side Mix scava di più nelle linee di basso di Tony Levin, che gli HomePod restituiscono con grande naturalezza. Anche a volume molto elevato, il messaggio sonoro rimane chiaro ed è possibile distinguere nel dettaglio tutte le incredibili raffinatezze che il brano ha da offrire. Fenomenale la resa spaziale, anche se la versione per Apple Music non ha l'etichetta Spatial Audio, ma solo Lossless. 

Per le voci, in Carnage di Nick Cave e Warren Ellis la voce del cantante australiano è cupa ma ben delineata rispetto agli altri strumenti, e questo rende le parole più comprensibili; anche qui la sensazione di spazio tra gli strumenti è resa con molta precisione, rendendo il branp ancora più inquietante.  

Abbiamo provato lo Spatial Audio con Let It Go!, dalla soundtrack di Frozen, suonata da Lang Lang, con la Royal Philharmonic Orchestra diretta da Robert Ziegler: è un trionfo di colori, suoni, dinamica esplosiva e virtuosismo pianistico, un vero piacere ma anche la dimostrazione del valore delle colonne musicali di Disney, mai banali nemmeno nei blockbuster più famosi. 

HomePod può funzionare anche come speaker per il computer, a patto che sia Apple: se si configura come dispositivo esterno riprodurrà tutti i suoni del Mac, quindi anche notifiche e alert. Si può decidere che solo certe app abbiano accesso agli speaker, ad esempio Apple Music; in questo modo, gli altoparlanti del computer riprodurranno i suoni da tutte le app, a eccezione di Apple Music. 

L’HomePod funziona come altoparlante singolo o in stereo, da solo o in multiroom. Abbinato a una Apple Tv costituisce un sistema home theater minimale nell’impostazione e nell’ingombro, ma non nelle prestazioni: è infatti perfettamente in grado di sostituire una soundbar di buona qualità, con in più tutti i vantaggi dell’Apple Tv, a cominciare dalla possibilità di installare app e giochi. Indispensabile, però, un apparecchio dotato di connessione e-Arc, che permetterà di comandare televisore, Apple Tv e HomePod con un solo telecomando. Non è possibile aggiungere un subwoofer, ma disattivando l’opzione “Riduci bassi” le frequenze più gravi risultano ben presenti. ottimi i dialoghi, sempre molto intelligibili, e più che buoni gli effetti spaziali, aiutati dai cinque tweeter, dal processore audio digitale, e non ultimo dal fatto che due altoparlanti indipendenti si possono posizionare a una distanza maggiore rispetto a una soundbar. 

L'assistente vocale di Apple è piuttosto veloce, abbastanza preciso, e in grado di interpretare quasi sempre correttamente i comandi, anche a volume alto o con forti rumori ambientali. Manca un interruttore fisico per disabilitare la funzione sempre in ascolto di Siri. Chi non si fida delle promesse di Apple sulla privacy, può solo chiedere a Siri di "smettere di ascoltare" o cercare nelle impostazioni dell'HomePod nell'app Home in iOS per disattivare la funzione.

Non ci sono skill da installare, non c’è niente da configurare. C’è il traffico, il calendario, il Meteo (lo stesso dell’iPhone), ed anche possibile prendere appunti di testo: “Questa nota ad esempio è stata scritta dettandola o un HomePod: non abbiamo corretto nulla, quello che leggete esattamente quello che lo speaker intelligente di Apple ha trascritto grazie a Siri” (sì, manca il verbo “è”). Le note saranno disponibili via iCloud su tutti i dispositivi registrati con lo stesso account. 

E c’è la radio: basta chiedere una stazione e l’HomePod parte subito con la musica. Chi possiede altri dispositivi compatibili con AirPlay 2 può utilizzare HomePod per avviare la riproduzione, scegliere brani, regolare il volume, e configurare facilmente un impianto multiroom con dispositivi di diverse marche (ma non con quelli di Amazon o Google). La sorgente però deve essere una stazione radio oppure Apple Music, che con la sua offerta di brani in codifica lossless e spatial audio, oggi è una delle piattaforme di streaming più interessanti per gli appassionati di musica. Abbiamo provato ad ascoltare musica di Max Richter con Spotify e la risposta è stata laconica: “L’app non ha aggiunto il supporto per fare ciò che mi chiedi con Siri”. Se però si usa l’iPhone o un Mac, Spotify tramite AirPlay tutto funziona senza problemi. 

Attraverso l’app Home, l'assistente vocale di Apple si può usare per comandare altri apparecchi connessi, dalle lampadine ai termostati, dai sistemi di allarme alle serrature intelligenti. Nell’HomePod è presente un sensore che misura temperatura e umidità: anche questi dati sono visualizzati nell’app Casa, ed è possibile utilizzarli per creare delle routine, come avviare il riscaldamento o far partire il ventilatore. 

Come già il mini, anche l’HomePod seconda generazione supporta Thread, un protocollo di casa intelligente che permette ai dispositivi di connettersi su distanze più lunghe e utilizzando meno energia rispetto a Wi-Fi e Bluetooth. In più, grazie a Matter, ora è possibile controllare con HomePod una varietà ancora più ampia di accessori prodotti da alcuni dei marchi di smart home più importanti. Gli accessori compatibili con Matter e quelli compatibili con HomeKit possono essere utilizzati insieme, in modo sicuro e senza interruzioni, per creare scene e automazioni che consentono di gestire e rimanere connessi alla propria casa in qualsiasi momento. Abbiamo provato con una presa smart Eve: configurata in un paio di minuti, è comparsa immediatamente nell’app Casa e siamo stati in grado di abbinarla all’HomePod per creare una routine che avviasse il termoarredo del bagno se la temperatura scende sotto i 18 gradi, ma solo se c’è qualcuno in casa. 

Con un aggiornamento software, HomePod sarà in grado di ascoltare gli allarmi di rilevatori di fumo o monossido di carbonio e inviare una notifica all'iPhone, all'iPad e all'Apple Watch in caso dovessero attivarsi. Sull'iPhone e sull'iPad sarà possibile effettuare poi collegarsi con l’HomePod per sapere cosa sta succedendo.

Già oggi, invece, lo speaker di Apple si può usare anche come interfono, per inviare messaggi audio agli altri speaker del sistema, partendo da un altro HomePod o dall’app Casa su iPhone o Apple Watch. L’unico problema è che, a differenza di quanto promette il nome, Interfono non è bidirezionale: non si può rispondere a un messaggio direttamente, ma al massimo mandarne un altro. Va bene, insomma, per far sapere alla famiglia che si è di ritorno a casa (magari utilizzando Apple Car in auto o l’Apple Watch) o per comunicare da un piano all’altro che la cena è pronta. 

Utile la possibilità di utilizzare “Dov’è” su HomePod: si può chiedere a Siri di cercare l’iPhone e farlo suonare; lo stesso vale per AirTag e dispositivi collegati. È un esempio di quanto sia profonda l’integrazione con i dispositivi Apple. Un altro? Basta un tap sulla parte superiore per trasferire la riproduzione su iPhone, e viceversa; una funzione molto comoda quando si entra in casa con le cuffie e si vuol continuare ad ascoltare dallo speaker la canzone che si aveva nelle orecchie. 

Non possiamo consigliare l’acquisto di un HomePod a chi non possiede almeno un iPhone, ma per poterlo usare a fondo meglio avere un Mac, qualche AirTags, e magari anche un’Apple tv, come abbiamo visto. Meglio poi avere un abbonamento ad Apple Music e Apple TV+. Così il limite maggiore dell’HomePod di seconda generazione (in arrivo a 349 euro dal 3 febbraio) è lo stesso del modello precedente: un dispositivo tecnologicamente avanzato, piacevole da vedere, dall’ottimo suono, ma che soffre ancora di troppe limitazioni. In teoria si possono scegliere altri servizi Apple per musica, podcast e audiolibri, ma l’esperienza d'uso sarà sempre inferiore rispetto all’offerta di Apple. Ed è impossibile non notare che, a parte il suono, non c'è nulla che faccia l'HomePod che non possa fare anche l'HomePod mini, in meno spazio e a un terzo del prezzo.